perchè WINE PARTY...?!
lunedì 6 dicembre 2010
SQUATTRINATI! Quando chi fa politica parla di chiacchiere e non di reali esigenze
Il politico è votato a far debito – deve pur essere rieletto. Più fa debito, però, più erode la sovranità democratica – che non è sua ma di chi vota – cedendone porzioni a quelle entità politicamente irresponsabili, ma democraticamente accessibili e sortibili, che sono i mercati. I tedeschi il debito l’hanno vietato in Costituzione. Il vincolo tecno-giuridico costituzionale è uno strumento a-politico, certo. Perché serve appunto per proteggere la democrazia dall’irresponsabilità, sul lungo periodo, della politica. Di che parliamo da un paio d’anni a questa parte? Non del fallimento del mercato, signori, ma di quello – plateale su scala euro-atlantica – della politica. Il debito è colpa di chi lo ha fatto, non dei capitalisti che ci hanno guadagnato – e che bene fanno a considerarci, noi irragionevoli spendaccioni, per quello che in fondo siamo: buffoni che non fanno neanche più ridere.
Veniamo a noi. L’Italia – si ricordava sù – ha un debito prossimo al 120% del suo asfittico Pil. Nel 1992, quando sottoscrivevamo Maastricht, era del 108. Avevamo l’impegno a portarlo al 60 – come prevedeva appunto il Trattato. Lo abbiamo invece allegramente pasciuto di 12 punti 12, che sono qualcosa di cui chi in questi 18 anni 18 ci ha in un modo o nell’altro governato – e cioè ciascuno degli stessi che oggi alternativamente governano, stanno all’opposizione, coltivano l’idea del cambiamento – dovrebbe sentirsi in dovere di assumersi la responsabilità, a cospetto del popolo sovrano, e spiegarglielo che o si accendono le luci in sala e si interrompe il ‘sogno’, o sì che di quella vaneggiata sovranità non resterà che la raccapricciante farsa elettorale.
“Ci sono tre modi per ridurre l’indebitamento di un soggetto” – scrive Mario Seminerio su Phastidio : il rimborso del debito; le “perturbazioni inflazionistiche, che erodono il valore reale del debito medesimo”; oppure il “default.”
Non possiamo fare inflazione, preferiremmo non fare default. Non rimane che ripagare. Okkey, ma sarà difficile finché continueremo a spendere il 20% plus interessi in più di quello che produciamo. Occorre invertire la proporzione – aumentare il Pil che è il denominatore, e ridurre la spesa ed i relativi interessi, che è il numeratore.
Per ridurre lo stock di debito c’è chi, come Giuliano Amato, propone di far pagare ai contribuenti italiani 20 di quei 30.000 euro di debito a cranio – magari, sostiene l’ex premier, prendendo di più a quelli che hanno di più. Soluzione già praticata, nella sua raccapricciante semplicità. C’è poi chi, come il Pdl della campagna elettorale 2008 , sosteneva invece di vendere parte dell’immenso patrimonio immobiliare pubblico. Era la mission number seven del programma elettorale, recentemente evocata da Benedetto Della Vedova in una assai equivocata trasmissione tv, in cui si sollecitava in verità Berlusconi a rammentarsene ché in tal caso Fli gli avrebbe cantato un’osanna.
Vender màs è quello che fa Zapatero, l’Irlanda, la Gran Bretagna. Lo diciamo da un po’, qui su Libertiamo, che questa è la strada. L’altro giorno sul Foglio Enrico Cisnetto è andato persino oltre, rilanciando la proposta di Francesco Guarino: una public company per la mercatizzazione del patrimonio pubblico, che non sarebbe dimesso dal Tesoro ma da questi messo, appunto, sul mercato. Il nostro debito oversize subirebbe un rapido e sensibile dimagrimento. E questo sì che agli occhi dei mercati ci farebbe apparire come una ex brutta divenuta una gnocca niente male, alla quale quindi tornare a guardare con voluttuosa fiducia.
Perché i tedeschi questo lo hanno capito – e praticato in tempi non così drammaticamente obbliganti – e noi invece no? Chi è più fedele al rispetto della sovranità popolare, i tecno-rigoristi tedeschi o gli sciacalli della sovranità italiota altrui che sono coloro che in questi quasi cinque lustri di governo a facoltà illimitata non hanno fatto nulla per tappare la falla; si sono anzi, abbeverati a quella fontana debitoria cum magno sed improbo gaudio?
Mignotte & dittatori sono un problema italiano – ma soprattutto di un italiano, della sua dignità e di quella di chi ancora lo sostiene. Il debito invece riguarda tutti – e tutti equamente. Quindi anche di quell’uno che il 15 dicembre avrà le chiavi per ripartire.
La ragion d’essere della promessa berlusconiana era proprio la riduzione del peso dello Stato e del debito nella vita del Paese. La crisi politica del berlusconismo deriva da questo: non aver affrontato né tantomeno risolto quei nodi strutturali che chiunque si assuma d’ora innanzi la responsabilità di governare riceverà in eredità, lasciati praticamente intonsi da chi ha gvernato sin qui. Bene, sciogliere quei nodi, oggi, è l’obiettivo che Fli dichiara di voler conseguire. E questo vuol dire affrontare e risolvere strutturalmente la questione del debito. Serve però più che una maggioranza parlamentare per riuscire a vincere la madre di tutte le imprese: serve determinazione, consenso inter-istituzionale, senso della missione. Serve probabilmente quello che solo un governo tecnico, in questa fase, è capace di garantire.
Suona brutto, lo so. Si tratta di accettare il fatto che la formalizzazione della crisi politica apra la strada ad un ‘commissariamento’ pilotato della politica. Ora, potrà mai un governo dei saggi, dei capaci, degli autorevoli, dei politicamente irresponsabili fare in due anni quello che non è stato fatto in diciotto, dai democraticamente responsabili? E se così fosse, se costoro – i nomi di questo governo aristotelico in caso fateli voi – se loro riuscissero davvero a sanare i guasti della democrazia restituendoci la sovranità sul nostro patrimonio comune – ovvero rendendo sopportabile il fardello debitorio – ebbene cosa ne sarà della politica? Beh, è materia democraticamente sensibile – ne convengo. Ma qui torniamo all’assunto iniziale: siamo già in un regime di sovranità sostanzialmente condizionata. Dipendiamo dai mercati, dall’Fmi, dall’Europa. Istituzionalizzare, con il sostegno della super-imparzialità costituzionale del Capo dello Stato, i limiti della politica con un’iniziativa tecnica ‘alla tedesca’, che abbia – va da sé – il sostegno operoso delle forze politiche che hanno vinto le ultime elezioni, credo sarebbe in realtà il modo di salvarla la nostra democrazia, e con essa la nostra desiderata sovranità.
(LIBERTIAMO.it)
IACP e le Case Impopolari.......
martedì 30 novembre 2010
Non alimentiamo lo spreco!
giovedì 25 novembre 2010
Le carceri italiane? Come banche svizzere!
mercoledì 24 novembre 2010
Corte dei Conti........soccorrici TU!
Come fare a difendersi? Basta denunciare, tramite segnalazione (che rimarrà nell'assoluto riserbo) ogni spreco di denaro, anche se il danno erariale, oppure il mancato guadagno, è di pochi euro. E' infatti sulle piccole cifre che si consumano gli scempi più gravi. Non bisogna pensare soltanto alle grandi opere mai completate, le "cattedrali nel deserto", di cui è piena la nostra penisola; esistono infatti svariati settori di spreco, che passano silenti, senza che il cittadino abbia cognizione del danno compiuto a suo carico.
Solo a voler citare qualche esempio:
- il Comune, la Rai, un Consorzio di bonifica..etc...intimano il pagamento di un importo non dovuto o anche già pagato. IL DANNO? costi di spedizione della lettera, tempo impiegato per redigerla (impiegati utilizzati in modo non congruo), carta, inchiostro...il tutto moltiplicato per il numero di cittadini a cui è inviata la lettera "errata";
- dopo aver fatto ricorso ad un verbale di contarvvenzione il Giudice di Pace ci da' ragione. IL DANNO? per il cittadino spreco del nostro tempo in tribunale; per la P.A. mancato guadagno (per l'importo non dovuto del verbale), costo del tempo lavorativo mal impiegato dagli agenti che hanno elevato il verbale, spese di difesa in tribunale. Riassumendo, volendo parlare di cifre concrete, una multa di 36 euro (non dovuta) può arrivare a costare al cittadino più di 100 euro.
Ciascuno ha il potere di ribellarsi; per farlo occorre semplicemente impiegare qualche ora del proprio tempo per spedire una raccomandata di segnalazione, che, lo ricordiamo, dev'essere inoltrata alla Procura Regionale della Corte dei Conti della regione in cui hanno avuto luogo i fatti denunciati. Sul sito http://www.aduc.it/ si trovano tutti gli indirizzi.
PAGARE SI', MA SOLO IL DOVUTO E SOLO UNA VOLTA!
martedì 23 novembre 2010
"Il mondo delle Pari Opportunità"
La Sicilia che vogliamo, c'è
http://www.youtube.com/watch?v=d-mV_HHRRB4
lunedì 22 novembre 2010
I politici italiani all'estero:Mission a sfondo "esotico".....
domenica 21 novembre 2010
Il Ponte ......ci sta stretto - Parola di contribuente!
Tra Scilla e Cariddi una rivisitazione della biblica sfida tra il piccolo Davide ed il gigante Golia.
Uno scontro impari tra gli instancabili attivisti del NO PONTE da una parte, ed i potenti fautori della sua realizzazione dall'altra. La lotta di classe sulla "madre delle grandi opere".
http://www.youtube.com/watch?v=XMjzJnQUM9M&feature=related
I vantaggi?
Per una vettura il risparmio di tempo è all'incirca di 30/45 minuti (tenendo conto del pedaggio). La ferrovia è la maggiore beneficiaria, perchè guadagnerebbe un'ora di tempo. Dunque il turismo non ne trarrebbe grande vantaggio, come anche il traffico merci: il risparmio di tempo è troppo esiguo per rappresentare una contropartita sufficiente alla rilevante differenza di costo tra i due pedaggi (ponte e traghetto).. Il costo del pedaggio è infatti uno dei talloni d'Achille di questo grandioso progetto!
Costi e ricavi
Nonostante si dica da tempo che il costo per la realizzazione del Ponte sullo Stretto ammonterebbe a 6/7 mila miliardi, è da ritenere che esso riguardi il solo manufatto. Non vorremmo che succedesse quello che è già avvenuto in molti altri casi: il privato, l'amministrazione locale o chi altri realizzano il solo manufatto centrale, il Ponte (a spese del contribuente), lasciando alla collettività la cura di inserirlo nel contesto dell'intera struttura (vie d'accesso etc...). Come spesso accade, infatti, gli stanziamenti per il corollario non sono stati previsti, e così sono sorti degli scheletri fatiscenti, autentici sprechi , di cui l'Italia è piena, specie il Sud e la Sicilia.
Le previsioni di un costo globale di 12-15 mila miliardi sono tali che nessun privato accetterebbe di accollarsi la realizzazione: i tempi di ammortamento sarebbero troppo lunghi e pertanto non appetibili; nè si può pensare a tariffe troppo elevate, altrimenti ritornerebbe a prevalere l'utilizzo dei traghetti, molto meno cari, e che, tra le altre cose, va detto, rimarrebbero comunque in funzione, in alternativa all'utilizzo del Ponte.
Sul costo incide anche l'onere finanziario: si può calcolare in 700 e più miliardi l'anno il costo dei finanziamenti necessari, cioè 2 miliardi al giorno di interessi. Ad esso vanno aggiunti gli oneri per le manutenzioni, il personale, le imposte...Il tutto si traduce in un costo di 5-6 volte più oneroso di quello odierno giornaliero per l'attuale attraversamento dello Stretto. Considerato poi che nei giorni particolarmente ventosi, e per consentire la regolare manutenzione, il Ponte andrebbe chiuso per circa 60 gg. all'anno, ai costi prima citati, andrebbero sommati quelli per prevedere il mantenimento dei due sistemi (Ponte e Traghetti), con sensibili aggravi di costi.
IL BENE COMUNE ANCORA UNA VOLTA VIENE CALPESTATO, PER LASCIARE SPAZIO A CHI TRAE PROFITTI SENZA RISCHIARE NULLA
venerdì 19 novembre 2010
I concorsi inutili: 100 mila vincitori senza posto, 3 miliardi di euro annui sperperati per le Commissioni esaminatrici
Nel corso del 2010 sono stati banditi dalle amministrazioni pubbliche oltre 7 mila concorsi, con il Ministro Brunetta che addirittura stima in 300 mila gli esuberi nel comparto pubblico, e minaccia altri blocchi alle assunzioni.
A fronte dei concorsi con vincitori non assunti, non mancano i casi di assunzioni, ed incarichi, affidati per compiti uguali a quelli messi a bando dalla P.A. Un esempio per tutti il concorso ai Beni Culturali della Regione Sicilia: 300 vincitori, in attesa di una raccomandata che li integri sul posto di lavoro; nel frattempo viene creata la "Beni Culturali SpA", società (formalmente privata), che ha assunto, per chiamata diretta, 700 persone. Altre volte accade, invece, che la stessa P.A. freni su alcuni concorsi ed accelleri su altri, magari perchè tra i vincitori ci sono parenti di politici e dirigenti dell'ente.
Obiettivo "ZERO ENERGIA" nel 2021
mercoledì 17 novembre 2010
ITALIA in attesa di giudizio.....ed il cittadino PAGA!
Una situazione intollerabile, che tutti i leader ed i vertici politici dovrebbero attenzionare, cercando di porvi una qualche risoluzione, ponendola come pietra miliare per il futuro civile dell'Italia penitenziaria.
Secondo il sindacato di Polizia Penitenziaria le strutture detentive italiane si sono ridotte a meri depositi di vite umane; un quadro deprimente......istituti strutturalmente inadeguati ai nuovi standard penitenziari; celle in molti casi prive di docce, in altri casi il bagno non va oltre un lavandino ed un bidet da dividere in tanti. Edifici di vecchia costruzione, che assorbono molte risorse, ma non si prestano ad interventi di modifica strutturale.
A ciò bisogna sommare la carenza di personale civile (educatori, psicologi, mediatori) e la carenza di organico lamentata dai sindacati del corpo di polizia penitenziaria, che conta circa 43.000 dipendenti.
Arretratezza e degrado, che attribuiscono all'Italia un altro tristre primato, quello delle morti in carcere per suicidio, da parte dei detenuti, ma anche delle guardie.
Un rapporto sullla VITA VIOLATA, quello che ne emerge.
Sul fronte dei costi poi, 113 euro è il costo medio giornaliero di un detenuto, e 7,36 il costo medio giornaliero per il suo mantenimento (pasti, igiene e trattamento rieducativo)., per un totale di 120,36. Un dato sconvolgente se lo si rapporta agli attuali 23.915 circa detenuti in esubero, che grava sullo Stato ed indirettamente attinge dalle tasche dei cittadini attraverso continue tassazioni.
Ma non finisce qui. Oltre il danno, la beffa!
La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha già condannato l'Italia a risarcire un detenuto bosniaco per i danni morali subiti a causa del sovraffollamento della cella, in cui è stato recluso per alcuni mesi nel carcere di Rebibbia.
Poichè in Italia i detenuti che vivono in condizioni di sovraffollamento sono la quasi totalità, lo Stato rischia di dover pagare 64 milioni di euro di indennizzi.
Tale considerazione impone alla politica la ricerca di una soluzione e mette definitivamente fuori legge l'attuale gestione del sistema penitenziario.
martedì 16 novembre 2010
"Il Signoraggio ed il potere occulto"
Il Signoraggio è il potere di chi crea moneta. Potere assai maggiore di chi la moneta la detiene di suo, in qualunque ammontare ed origine.
Creare ciò che non si ha, a spese altrui. Un potere divino, chi non lo vorrebbe?!
Un potere che corrompe. Un potere da abbattere adesso, che non lo si ha. Si dice che chi ha il potere ne divenga inevitabilmente schiavo, vittima e boia al contempo. Politici all'ultimo mandato (leggasi "ultima spiaggia"), estremisti, di destra e di sinistra, senza distinguo alcuna, giocatori di borsa falliti, servi del potere in attesa di un "posto fisso"al paesello, egocentriche primedonne ormai defenestrate dal potere, dopo anni di connivenza cordiale e grandi goliardate. Eccola, è questa oggi in Italia l'orda Anti-sistema.
La Moneta ed il suo potere occulto
La moneta possiede due valori: il primo, intrinseco, dato dall'insieme dei costi necessari a produrla (materia prima, manodopera...); il secondo, nominale (o, per l'appunto DI FACCIATA, o anche LEGALE). La differenza tra questi due valori è detta "signoraggio", ossia il guadagno che detiene chi ha creato quella moneta.
Anticamente "il signore" che coniava le monete imprimeva loro un valore nominale più alto, per poterci guadagnare e permettersi così "un aggio" economico notevole.
Il "signore moderno", ad esempio la BCE in Europa o la Federal Reserve negli USA, ha un potere enorme. Chi ha ben compreso il meccanismo del signoraggio, ora avrà anche compreso che eliminare la banconota sarebbe un'azione peggiorativa, in quanto sparirebbe il costo per le Banche, le quali si vedrebbero portare al 100% il signoraggio sulla moneta elettronica.
Per ovviare a tutto ciò, basterebbe che lo Stato Sovrano emettesse moneta senza debito, come fa, ad esempio, con le monete metalliche. Dal momento che la banconota non ha un corrispettivo in oro (le banconote sono convertibili in dollari USA, ma dal 1971 il Dollaro USA non è più convertibile in oro), non c'è ragione che ad emetterla sia un'entità privata, tantomeno che essa abbia monopolio sulla produzione. Si eviterebbero le spese per servire questo prestito (interesse) e lo Stato, vale a dire tutti i cittadini, tutti NOI, avrebbe la reale autonomia di gestione del Paese.
"Perchè la politica, il politico, non si adopera perchè ciò avvenga?
E' evidente che la politica ed il politico di turno NON VUOLE E NON PUO', perchè sottomesso alle lobbies di potere dei banchieri privati internazionali. E' pur vero che solo politicamente si potra' invertire la rotta, ma per fare ciò occorre la CONSAPEVOLEZZA; una popolazione informata, cosciente e motivata ad operare un radicale cambiamento nella scena politica.
lunedì 15 novembre 2010
Il sogno di Cavour..?! un Italia davvero federale ed amministrata scientemente non sta Palude..
Quando Cavour sognava il federalismo
Il Conte non voleva un’Italia fondata sul modello piemontese. Ma la classe politica respinse ogni idea di decentramento
di Eugenio Di Rienzo
domenica 14 novembre 2010
L'Italia ed i precari di Stato!
L'AUSTERITY E' SOLO PER IL POPOLO......i parlamentari italiani rimangono tra i più pagati in assoluto in Europa. Si calcola per il 2009 uno stipendio medio mensile di 20.600 Euro, senza considerare i rimborsi spese e per gli assistenti....fino a raggiungere cifre doppiate o ancora maggiori.
http://www.youtube.com/watch?v=RDdWu1zy3zw
sabato 13 novembre 2010
Questa è l’amara verità – di cui nessun giornale parla – ed è quanto emerge dalla ricostruzione della Corte dei Conti sui rimborsi elettorali introdotti dai politici dopo il referendum del 1993 che aveva abrogato il finanziamento pubblico ai partiti. In realtà questi rimborsi, afferma la Corte dei Conti, sono di gran lunga superiori alle spese effettivamente sostenute e sono un vero e proprio finanziamento. I record spettano a Rifondazione Comunista e alla Lega Nord mentre Pdl e Pd intascano da soli più del doppio del gettito dell’imposta sul gioco del Totocalcio e dell’Enalotto.
Grazie poi ad un colpo di mano che nel 2006 ha cambiato una parola della legge, il rimborso viene incassato anche se...
La strategia della distrazione
Precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantiscono redditi dignitosi - LA STRATEGIA DELLA GRADUALITA', ovvero far accettare una misura inaccettabile, applicandola a contagocce, per anni consecutivi........CO.CO.CO., CO.CO.PRO, LSU, LPU...e quant'altro........
Inibire l'individuo, scoraggiandolo all'azione (e senza azione non c'è rivoluzione!), semplicemente inducendolo a credere che sia lui stesso colpevole della sua disgrazia, e non il sistema politico ed economico in cui è costretto a vivere dalle elìtes. - RAFFORZARE L'AUTOCONSAPEVOLEZZA
Esercitare sui cittaini un controllo maggiore di quello che gli stessi esercitano su se stessi, attraverso uno studio della personalità e dei comportamenti più comuni - CONOSCERE GLI INDIVIDUI MEGLIO DI QUANTO ESSI CONOSCANO SE STESSI.....come per la pubblicità....facendo ritenere indispensabile beni superflui e distrando l'attenzione da beni che compongono il paniere essenziale
Quello che nessuno mai saprà perchè nessuno mai lo dirà
I partiti cambiano nome...............
Il finanziamento pubblico ANCHE: ora si chiama "rimborso elettorale"
Le mani della partitocrazia frugano nelle tasche dei cittadini da oltre 30 anni.
Nel 1974, con l'approvazione di tutti i partiti, eccetto i Liberali, entra in vigore la L.n.195, la prima ad istituzionalizzare, a carico dello Stato, il sostentamento delle strutture dei partiti, piuttosto che il sostegno all'iniziativa politica. Tale legge riconosceva i contributi ai partiti rappresentati in Parlamento, penalizzando quindi le nuove formazioni politiche.
Nel giugno del 1978 si svolge il referendum abrogativo della Legge n.195/'74. Il referendum non passa (ma i voti favorevoli ammontano ad una percentuale altissima , il 43.6%).
I promotori sostenevano che lo Stato dovesse favorire tutti i cittadini attraverso i servizi, le sedi, le tipografie, la carta a basso costo e quanto necessario a "fare politica", NON PER GARANTIRE le strutture stesse dei partiti: queste avrebbero dovuto essere finanziate da iscritti e simpatizzanti.
Nel 1981 una prima svolta, ma solo "di facciata"...Con la L.659 si vieta ai partiti la possibilità di ricevere finanziamenti dalla P.A., da enti pubblici o a partecipazione pubblica.
Il finanziamento pubblico ai partiti viene abolito nel 1993.
Nel 1999 viene emanata la legge che detta norme in materia di "Rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e referendarie"
Vengono istituiti 4 fondi: uno per la camera dei Deputati, uno per il Senato della Repubblica, uno per le elezioni al Parlamento Europeo, uno per le elezioni regionali. Il fondo si costituisce in occasione delle consultazioni elettorali e si eroga in rate annuali. In caso di scioglimento anticipato della legislatura si interrompe l'erogazione.
Fatta la legge, trovato l'inganno
A poche settimane dal voto delle Politiche 2006 il "blitz": con la Legge n.51 si stabilisce che l'erogazione è dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva.
UN AUMENTO ESPONENZIALE: "Se dal 2006 al 2010 ogni anno ci si è dovuti sobbarcare la spesa di quasi 100 milioni di euro per finanziare le strutture politiche rappresentate nella XV legislatura, dal 2008 al 2012 si dovranno pagare 100.618.876,18 euro l'anno per i rimborsi elettorali della tornata politica che ha dato vita alla XVI legislatura. A queste cifre spaventose dovranno sommarsi i rimborsi, sempre milionari, dovuti per le consultazioni elettorali regionali ed europee."
Dall'inizio del "governo Berlusconi", solo per i rimborsi elettorali delle politiche, sono stati spesi 600 milioni di euro.
Una vera e propria caccia al tesoro scatenata dai partiti per mettere le mani sul tesoretto pubblico dei rimborsi.
L'ennesima strage di legalità e di diritto, tutta italiana: i cittadini continuano a pagare per qualcosa che non vogliono!
Monzemolo fa il trenino.. e gli italiani ci mettono i soldoni
E' un treno che dovrà iniziare a girare sulle TRATTE PIU' RICCHE IN ITALIA a partire da fine 2011.
VEDIAMO PERCHE' E' UNA VERA E PROPRIA INGIUSTIZIA:
innanzitutto:
1)In Italia LA RETE FERROVIARIA è in mano allo stato.
2)Le ferrovie soffrono da sempre di bilanci non certo rosei, ma svolgono anche un servizio sociale.
3)le ferrovie sono la somma di due componenti: LA RETE FERROVIARIA E I TRENI.
le due cose sono difficilmente separabili, vediamo perchè!!!
La rete è pubblica ed è costata da sempre SALASSI enormi ai cittadini italiani, sia nel momento della costruzione dell'infrastruttura, sia per il mantenimento!!!
NON PER ULTIMA L'ALTA VELOCITA' . Per permettere l'alta velocità fra Milano e ROMA si sono spese quantità di soldi indicibili (cifre enormi rispetto a quello speso in altri paesi).
Questi soldi sono stati spesi dalle Ferrovie che possono recuperare soldi SOLO CON I BIGLIETTI DEI TRENI CHE VENGONO ACQUISTATI DAI CITTADINI.
Ma se interviene un terzo operatore che vuole far viaggiare i treni suoi sulla rete nazionale...ECCO CHE SORGE UN PROBLEMA ENORME
Questo soggetto vorrebbe fare profitti AI DANNI DEL GESTORE DELLA RETE CHE E' CONTEMPORANEAMENTE GESTORE DEI TRENI DELLO STATO e che ha già bilanci in perdita.
SE UN PRIVATO RIESCE A FARE PROFITTI ...VUOL DIRE CHE LO STATO DEVE RINUNCIARE A DELLE ENTRATE, E CHE BEN PRESto IL COSTO DEI BIGLIETTI VERRA' AUMENTATO A DANNO DEI CONSUMATORI (come è successo mille volte....con il paradosso del servizio 12, quasi gratuito e utile, sostituito del 1288 e simili che sono servizi estremamente cari, a tutto danno della comunità)
Sia che si attui la separazione della rete dai treni che si opti per il mantenimento di un unico gestore COMPITO DELLO STATO DOVREBBE ESSERE IN PRIMIS LA DIFESA DEI DIRITTI DEI CITTADINI E QUINDI DEI CONSUMATORI
OVVERO
1)CHE LA RETE FERROVIARIA DEBBA AVERE UN RITORNO ECONOMICO CERTO (vedi Terna), E CHE LA PROPRIETA' DELLA RETE NON FINISCA IN MANO AI MERCATI AZIONARI MA SIA AL 100% PUBBLICA.
2) CHE I SOGGETTI PRIVATI E NON CHE DECIDONO DI UTILIZZARE LA RETE FERROVIARIA NAZIONALE GARANTISCANO CHE IL PREZZO DEL BIGLIETTO NON SIA SOGGETTO A RIALZI RISPETTO AI PREZZI ATTUALI, E CHE LA REVISIONE SEGUA LOGICHE non uguali a quelle usate per le Autostrade (che sono anticoncorrenziali e penalizzanti per i cittadini)
3)CHE LA RETE (in caso di separazione) si accolli tutto l'indebitamento (e che il ritorno economico sia garantito).
4)Che i treni dello stato non siano obbligati a tagliare delle tratte ferroviare per poter competere con i servizi e i prezzi di ITALO E MONTEZEMOLO.
MONTEZEMOLO E COMPANY VOGLIONO UTILIZZARE LA RETE FERROVIARIA (COSTATA CARISSIMA) PAGANDO UN CANONE DI UTILIZZO BASSO, RIDUCENDO POTENZIALI PROFITTI PUBBLICI CHE potrebbero ESSERE UTILIZZATI PER MIGLIORARE L'INFRASTRUTTURA STESSA.
D:"OGGI LE FFSS NON FANNO PROFITTI, COME SI PUO' PENSARE CHE ITALO DI MONTEZEMOLO LI POSSA FARE???"
WP:SEMPLICE, VIAGGIANDO SULLE ROTTE PIU' RICCHE FACENDO CONCORRENZA AI TRENI DELLO STATO, I QUALI SI VEDONO UN CONCORRENTE CHE GLI PORTA VIA I MARGINI NEL PRODOTTO CASH COW...E LI METTE IN MERDA SUL RESTO DELLA RETE ..
LE FFSS, IL LORO SERVIZIO E MILIONI DI VIAGGIATORI, VENGONO PENALIZZATI PER FAVORIRE
GLI INTERESSI ECONOMICI DI UNO SPARUTO NUMERO DI IMPRENDITORI CAPEGGIATI DA MONTEZEMOLO
Moretti, OTTIMO DIRIGENTE DELLE FERROVIE, sta battendosi per una battaglia già persa in partenza: LA LOTTA IMPARI CONTRO IL CAPITALISMO PASSIVO CHE SFRUTTA POSIZIONI DOMINANTI E AMICIZIE POLITICHE E GIORNALISTICHE DI MONTEZEMOLO E DELLA VALLE PER GUADAGNARE DEI SOLDI SFRUTTANDO IL SISTEMA PUBBLICO!!!
WINE PARTY applaude il lavoro di Moretti e condanna pesantemente MONTEZEMOLO, DELLA VALLE e il treno ITALO!!!
Moretti, in questa lotta impari contro potere economico e politico è destinato a perdere, ma lui, piuttosto che dire YES combatte, e lo fa in nome di una cosa sola: LA RES PUBLICA....la cosa pubblica.....un bene che è di tutti e che per essere valorizzato non deve essere soggetto a interventi di privati che SPOSANO DA SEMPRE LA POLITICA DELL'ARRAFFA ARRAFFA
MONTEZEMOLO E' IN POLITICA SOLO PER PURI INTERESSI PRIVATI!!! RICORDATEVELO!
venerdì 12 novembre 2010
Cultura d'impresa al femminile. L'impresa con una marcia in più
L'imprenditrice Donna è un imprenditore con una marcia in più, ovvero un esempio di imprenditorialità capace, competente, ma anche dotato di:
- sensibilità: l'arte di mettersi nei panni degli altri, con il fine di comprenderne aspettative e bisogni
- autoanalisi creativa: il dono di fare e farsi le domande giuste per scoprire vantaggi ed altri punti di forza, che altri ignorano o non vedono
- versatilità: la capacità di prevedere il cambiamento ed il sapervisi adattare
- visione futuristica: la capacità di anticipare quel che sarà, perno di tutte le abilità, in grado di legare strategie e cultura
- concentrazione: abilità nel focalizzare la propria attenzione, per realizzare il cambiamento e generare competenza
- pazienza: la necessaria perseveranza indispensabile nel prendere le decisioni adeguate
"...Pensavo che l'imprenditorialità riguardasse solo il modo di condurre gli affari, ma dopo diciassette anni in cui ho avuto modo di osservare gli imprenditori, ascoltare le loro storie, guardare i loro sogni materializzarsi, comprendo che riguarda il modo di pensare, le modalità in cui vengono prese le decisioni migliori, dove l'intento spesso deve superare l'analisi razionale...."
Gregory K. Ericksen - Vice Presidente Crescita strategica dei mercati globali Ernst & Young
SIAMO DONNE, OLTRE LE GAMBE C'E' DI PIU'.......
http://www.youtube.com/watch?v=JzRmbFfTiXU
WINETT SICILIA 2011. Un ponte economico di sviluppo tra le due capitali del mediterraneo
Il mercato internazionale del vino scopre il "fenomeno SICILIA".
Un'opportunità per mettere le nostre aziende in condizione di competere nel mercato internazionale. Per questa ragione l'Istituto Regionale della Vite e del Vino, nella persona del suo nuovo Dirigente, Dario Cartabellotta, sta mettendo a punto un nuovo progetto, che porterà nel 2011 WINETT a Palermo.
WINETT, nella sua applicazione regionale, non si limiterà ad un momento di incontro tra aziende vinicole ed importatori, ma darà a questi ultimi la possibilità di conoscere il territorio, la varietà dei suoi climi e suoli, tale da rappresentare i cinque continenti in una sola regione, approfondendo un aspetto importante, quale l'imbottigliamento.
L'ECONOMIST in agosto ha realizzato un rapporto sul settore vitivinicolo, affermando che la Sicilia all'estero è percepita come la quarta regione importante, mentre prima c'erano solo Piemonte, Toscana e Veneto, e che essa rappresenta l'unica vera realtà di prospettiva.
L'Istituto Regionale della Vite e del Vino è impegnato in Ricerca ed innovazione, certificazione dei vini di orgine, nel marketing e nella comunicazione.
I francesi hanno vini di qualità, ma prezzi alti; gli australiani hanno una qualità modesta e prezzi molto bassi.
giovedì 11 novembre 2010
"L'ARTE DEL TASSARE"
Verso una moderna "WELFARE SOCIETY"
Deburocratizzazione, Semplificazione, Deregolamentazione, Liberalizzazione.
In una parola "FLEXURITY"
L'analisi che andrebbe affrontata, su quale sia il "welfare" più adatto per le generazioni future, rischia di giungere in clamoroso ritardo, a causa della velocità dei tempi, e dei mutamenti delle situazioni umane. Il fulcro della questione è però un altro, ovvero credere che si possa passare dal "Welfare State" ad una moderna "Welfare Society", fondata su semplici e solide colonne portanti, quali la libertà di scelta, la responsabilità personale, il solidarismo familiare e comunitario.
Gli investitori esteri trovano difficoltoso creare economia nel nostro Paese.
Regole eccessive, burocrazia ai limiti, complessità del quadro normativo in materia di lavoro: tutti ostacoli allo sviluppo del mercato. Ineludibile appare dunque il cammino verso la semplificazione burocratica. Sulla considerazione poi che ciascuna azienda, oggi, deve essere capace di modellarsi alle esigenze del momento, e del mercato su cui opera, WINE PARTY ritiene indispensabile una riforma dei contratti, che dovrà necessariamente spostare il baricentro verso le singole aziende, che potranno essere più capaci di far rispondere il lavoro dei dipendenti alle mutevoli necessità del mercato. Aziende che non calibrano, di volta in volta, la propria struttura alle richieste del mondo esterno rispetto allo stretto perimetro delle proprie mura, sono infatti aziende ormai destinate a chiudere, o a mettere importanti fasce della propria forza lavoro in mobilità o in cassa integrazione.
"Flexurity", ovvero "Flessibilità e Sicurezza"
I libertari raccolgano la sfida !