perchè WINE PARTY...?!

venerdì 13 luglio 2012

La seduzione liberale di OSCAR...

"Oggi 12 luglio, San Giovanni Gualberto,  mi sento di dirvi dal profondo del cuore senza per questo mettere in imbarazzo la radio che mi ospita, radio 24, che a questa notizia (il ritorno di Berlusconi) alcuni di quelli che la pensano come me, credo non pochi, decidono in questa maniera con un appello di chiedere a tanti di voi italiani di reagire.

Noi che ci sentiamo liberali offesi e presi in giro in tutti questi anni per meno Stato, meno spesa, meno tasse, per un percorso di ripresa dell'economia italiana che metta insieme quelli che diventano ex produttori e quelli che non lo diventeranno mai, non perché siamo delusi da Monti ma perché non ci riconosciamo nella linea che è stata esattamente uguale a quella dei venti anni precedenti, più tasse, e che, come vedete, aggrava il PIL e deperisce il gettito, noi non ci riconosciamo nella linea delle patrimoniali che già ci sono, l'IMU, il conto titoli, auto di lusso, aerei, elicotteri, le barche (abbiamo buttato via 50'000 barche dalle coste italiane con tutta l'economia che si portavano dietro) noi non ci riconosciamo certo nel Berlusconi che torna, è fuori di dubbio, e vorremmo cambiare anche questa linea che è un rigore malconcepito. Poiché non ci riconosciamo né in questo
(Monti) né in quello (Berlusconi) abbiamo deciso di farvi un appello, lo vedrete fra qualche giorno, io di qui non posso dire di più perché qui faccio il giornalista pro tempore e spero di continuarlo a fare perché non entrerò mai in contraddizione con quello che penso, da cittadino a cittadino, non certo perché mi sono montato la testa, diffidate da chiunque vi dica che mi sono montato la testa.

Ci sono energie dal basso, senza carismatici leaderismi. E' chiaro, quando i partiti vengono fondati da un tycoon deperiscono non appena il tycoon fa un passo indietro; questi partiti non sono compatibili con la democrazia e con il confronto interno, ma non sono compatibili neanche con la rappresentanza di quei valori che hanno dichiarato per tanti anni. Tanti di voi li hanno votati e tanti altri li hanno avversati, perché non ci hanno mai creduto.

Davanti a questo rendiconto si tratta di mettersi una mano sulla coscienza e alcuni di noi hanno deciso di chiedervi collettivamente di metterla insieme a noi e di capire se proprio per questo e anche per questo, non sia necessario nei pochi mesi che abbiamo di fronte, dare vita a un'altra cosa che nell'offerta politica non c'è, costruendola dal basso, senza leaderismi essenza, sappiatelo bene, che io faccia mestieri diversi da quei pochi che già 'non' so fare. Vedremo, di sicuro tornare a diciotto anni fa non è cosa che possa attirare chi è avanti d'età come me"
.
LEGGI ANCHE: Giannino prepara la “Sedizione Liberale”? Attesa per la piattaforma politica per meno Stato e meno tasse

lunedì 9 luglio 2012

Master OSCAR su MONTI e SQUINZI..due retrogradi..

LO SPREAD, Monti ha torto ma Squinzi…pure

Trovo risibile l’argomento di Monti “chi critica alza lo spread”. Dice solo implicitamente che intende candidarsi in ploitica, e non c’è nulla di male, basta saperlo. Ma l’argomento l’abbiamo già udito letteralmente da Berlusconi e altri suoi predecessori. Se questo fosse il criterio, prima di Confinduistria dovremmo bandire innanzitutto la Cgil. E se siete benpensanti che di Monti apprezzano comunque che la colpa del disastro italiano non sia sua – vero! – e pensate che Confindustria in ogni caso sia più “istituzione” della Cgil e dunque dovrebbe naturalmente moderare le parole, non so dovre andremmo a finire se usassimo lo stesso metro per molti pm o per Repubblica. Il punto dunque non è questo, anche se ovviamente molti industriali pensano legittimamente che Confindustria debba avere rapporti istituzionali corretti coi governi in carica e debba dare comunque una mano a un governo che ha credito in sede internazionale, e per questo hanno risposto affermativamente alla chiamata contro Squinzi che Montin ha lanciato. Il punto è che se a noi sembra che Monti abbia torto nel modo e nella forma, Squinzi con le sue dichiarazioni alla Cgil ha invece …. torto nella sostanza!Come la pensiamo qui è arcinoto, e abbiamo dedicato post al decreto sulla spesa pubblica. La pensiamo diversamente sul punto essenziale che per noi è di fondo: il debito pubblico va abbbattuto con cessioni di patrimonio pubblico, i tagli rilevanti che servono alla spesa corrente pubblica vanno retrocessi in meno tasse per far ricrescere lavoro e impresa. Purtroppo Monti NON si muove in questa prospettiva, non l’ha mai dichiarata, sulle dismissioni pubbliche si è limitato ad avviare procedure da bradipo attraverso CDP – duqnue interne al recinto pubblico – , è convinto che sia già molto tagliar spesa per far fronte a.. nuove spese, come avviene col decreto che incide in tre anni per 26 miliardi, ma solo per disporre copertura a 22,6 miliardi di spesa DIVERSA, e dunque riducendo in termini reali la spesa corrente di 720 miliardi dello 0,44% IN TRE ANNI E CON ZERO EURO A MENO TASSE!
Ma questo è ciò che pensiamo noi, veniamo a Squinzi. Che personalmente stimo e mi sta molto simpatico, ma è altro paio di maniche perché nel giudizio pubblico la stima personale non deve far velo. Se il giorno del decreto sulla revisione della spesa Squinzi dice – come ha detto – “benissimo, il nostro pieno incoraggiamento a Monti e viva Bondi, siamo solo agli inizi e bisognerà continuare per anni”, allora il giorno dopo non può davanti alla platea della Cgil dire “no alla macelleria sociale” e “sì alla patrimoniale, basta che non la paghino le imprese”. Perché il diritto alla critica volterrianamente lo difenderò sempre, ma Squinzi cade in una contraddizione logica macroscopica con se stesso e quel che ha detto il giorno prima. Oltre a offrire improvvidamente il destro a Monti per una normalizzazione delle critiche dal fronte dell’impresa.
La forza di Monti è implicita, “ma non vedete quanto siamo meglio di chi c’era prima?”. La debolezza delle imprese, da oggi è più esplicita. La conclusione? Chi la pensa come noi non trova ancora, nell’offerta pubblica attuale, interlocutori che diano gambe e braccia alle nostre idee.

FONTE:http://www.chicago-blog.it/2012/07/09/critiche-e-spread-monti-ha-torto-ma-squinzi-pure/

venerdì 25 maggio 2012

La necessità di PARTIRE!!

Tre fenomeni dalle urne

Abitualmente, sul blog qui evitiamo commenti solo politici, ci concentriamo sull’economia e dunque sulle politiche economiche. Ma mi pare che per una volta si debba far eccezione. Il ballottaggio delle amministrative ha confermato e amplificato il primo turno. Tutto potete dire e pensare, tranne che esserne rimasti stupiti se leggete – non ho detto se condividete, ma se leggete – quanto da mesi scrivo su queste colonne. Chiunque abbia un minimo di antenne sensibili per cogliere ciò che si muove di recente sempre più tumultuosamente nella testa, nella pancia e nel portafoglio degli italiani, non credo possa dire “non me l’aspettavo”. Leggendo le migliaia di lettere che mi arrivano – sono diventate davvero migliaia dacché abbiamo lanciato l’iniziativa disperatimai@radio24.it – e le centinaia di telefonate, personalmente avevo avere dubbi. In sintesi, e lasciando a ciascuno il pieno diritto di spaccare il capello per cogliere questo o quel dato a mio giudizio più di contorno, siamo in presenza di tre macrofenomeni. Uso questo termine perché cambiano il quadro della politica italiana. Nel senso che la seconda Repubblica come l’abbiamo conosciuto è fi-ni-ta. Era già finita politicamente dopo una troppo lunga agonia che non ha fatto bene al Paese, mentre l’euro si avviava a propria volta a diventare un Vietnam. Ma ora è definitivamente sepolta, per espresso e inequivocabile segnale degli italiani.
È finita innanzitutto perché il crinale Berlusconisì-Berlusconino che ha dominato dal 1994 viene archiviato e diventa materia per gli storici – di qui a un futuro mediolungo, per il momento suggerirei di astenersi. Viene archiviato non nel senso – qualcuno nel vecchio centrodestra scommetto che continuerà a pensarlo, povero lui – che Berlusconi non si è esposto alle amministrative mentre, se tornasse a battere un colpo alle prossime politiche, allora sì che le cose tornerebbero come prima. Viene archiviato perché dovunque i ballotaggi sono stati ancora tra vecchia destra e vecchia sinistra, la destra è stata nella stragrande maggioranza dei casi travolta. Se qualcuno penserà a destra che la Puglia fa eccezione, è meglio che ci ripensi. Un conto è la maggior compattezza relativa a seguito della presenza di leader locali con un proprio radicamento, come nel caso pugliese da Lecce a Trani, altro è il senso generale dell’evaporazione del centrodestra a cominciare dal Pdl, in tutto il Nord dell’elettorato d’opinione, che ne rappresentava storicamente un bastione. Da Como a Lecco a Monza scendendo a Lucca e Camaiore, il Pdl evapora. La credibilità di chi ha per 18 anni promesso politiche liberali e sussidiarie, liberalizzazioni e privatizzazioni, meno spesa pubblica e meno tasse, e ha fatto esattamente l’opposto o ha fatto i fatti propri, è semplicemente finita.
È finita anche perché – secondo macrofenomeno – non funziona la valvola di compensazione che in meno della metà del Paese aveva visto, ai primi evidenti segnali di crisi del Pdl, aumentare di converso quelli alla Lega. Tutti i ballottaggi con candidati leghisti sono stati persi. La crisi di credibilità anche qui non è di Belsito o del cerchio magico o della disinvoltura nell’utilizzo del denaro pubblico. È Umberto Bossi ad essere finito come residuo leader politico. La Lega per risalire faticosamente parte della sua china dovrà effettuare una cesura radicale. Non so se ne avrà la forza e il leader, quella forza e quel leader che il Pdl avrebbe dovuto avere da un anno a questa parte, e non ha saputo darsi.
Il terzo macrofenomeno riguarda la sinistra. L’exploit di Orlando a Palermo, la vittoria di Doria a Genova, si aggiungono ai precedenti del tutto analoghi casi di Napoli, Cagliari e Milano. Il Pd perde la guida, i suoi candidati alle primarie sono bocciati, Fassino sindaco di Torino resta l’eccezione e non la regola. È vero però che la sinistra non evapora affatto, a differenza del centrodestra. Semplicemente, il segno che viene dal suo elettorato è di una forte richiesta di politiche antagoniste rilegittimate dal basso, un no al rigore cieco sommato al movimentismo civile e sociale che punisce la confusa linea istituzional-elitaria delle vecchie leadership Pd-Ds-Pds. In ogni caso, la sinistra ha davanti a sé non una ma più prospettive, se le saprà scegliere senza confondersi per strada. Nessuna di esse però è alla francese, perché un forte partito inequivocabilmente socialista che raccolga il testimone della destra che sbaglia nella storia italiana non c’è, e non s’inventa con marmellate pluridentitarie di leader dimezzati. Oggi come oggi la cosa più probabile è che ci penserà Repubblica e il suo editore, a dare la linea.
L’elevato astensionismo e l’esplosione di consensi del movimento Cinquestelle sono il frutto di questi tre macrofenomeni. Un frutto più che annunciato. I grillini sono davvero cosa altra e diversa rispetto ai vecchi partiti. La loro incoerenza e confusione programmatica sui temi economici, di mercato e d’impresa sarà ora chiamata a chiarirsi. Ma i candidati vincono con poche migliaia di euro, e sono un giusto e sentito schiaffo in faccia popolare ai miliardi dilapidati dal sistema dei partiti in truffe e camarille di amici, parenti e amanti. Questo elemento viene prima di tutto, perché gli italiani ne hanno le tasche piene non della politica, ma della cattiva politica.
Chi è liberale e si batte per sussidiarietà e famiglia, meno spesa pubblica ammazzacrescita e dimagrimento dello Stato tassicodipendente, ha pochi mesi per lanciare dal basso un soggetto politico che col Pdl attuale e il suo sterile continuismo nulla può avere a che fare, sempre che trovi facce nuove e insieme conosciute, forti di una propria credibilità e coerenza. Altrimenti, gli italiani non potranno che confermare alle politiche quel che oggi hanno espresso: e ancor più lo faranno di fronte alle prevedibili agonie recessive, se l’Europa esplode come tutto lascia sembrare.

FONTE: http://www.chicago-blog.it/2012/05/21/tre-fenomeni-dalle-urne/#more-12362

sabato 3 settembre 2011

Pareggio di bilancio che sia una cosa seria

 
a Invia una e-mail ai Presidenti di Commissione. Non sprechiamo un’altra occasione!
Per restituire fiducia ai mercati, il Governo ha annunciato una modifica della Costituzione, che sancisca l’obbligo del pareggio di bilancio. Le Commissioni parlamentari Affari Costituzionali e Bilancio resteranno al lavoro, nel mese di agosto, per lavorare sul nuovo testo dell’articolo 81.
E’ agli atti una proposta del Presidente dell’Istituto Bruno Leoni, Nicola Rossi, per introdurre una regola di responsabilità fiscale nella Costituzione italiana.
Tutte le proposte possono essere migliorate, ma riteniamo sia importante ricordare ai nostri rappresentanti che non è possibile pensare a una modifica costituzionale seria, se essa non contiene un meccanismo sanzionatorio adeguato (le regole non possono prevedere la loro stessa infrazione) e se non viene messo un limite massimo alla spesa pubblica.
Per questo invitiamo tutti a inviare il seguente messaggio al Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera Donato Bruno (bruno_d@camera.it), al Presidente della Commissione Bilancio della Camera Giancarlo Giorgetti (giorgetti_g@camera.it), al Presidente della Commissione Affari Costituzionale del Senato Carlo Vizzini (vizzini_c@posta.senato.it, carlovizzini@carlovizzini.it) e al Presidente della Commissione Bilancio del Senato Antonio Azzollini (azzollini_a@posta.senato.it).
Gli indirizzi e-mail sono dunque:
bruno_d@camera.it; giorgetti_g@camera.it; vizzini_c@posta.senato.it; carlovizzini@carlovizzini.it; azzollini_a@posta.senato.it. Chiediamo cortesemente di tenere in copia l’Istituto Bruno Leoni: info@brunoleoni.it.
Questo il testo del messaggio che consigliamo di inviare:
**************
 
On. Presidenti,
il Ministro dell’economia e delle finanze, Giulio Tremonti, ha riferito alle Commissioni da voi presiedute sulla riforma dell’art. 81 della Costituzione e l’introduzione del pareggio di bilancio. E’ importante che l’introduzione di una regola fiscale in Costituzione segua ora un percorso spedito ma soprattutto appropriato rispetto all’obiettivo di mettere in sicurezza la nostra finanza pubblica.
L’esperienza repubblicana ci ha dimostrato come l’attuale formulazione dell’art. 81 non garantisca la tenuta dei conti pubblici: questa revisione costituzionale è dunque appropriata e opportuna, anche per dare fiducia ai mercati in una situazione tesa come l’attuale.
Perché possa essere efficace, la regola della responsabilità fiscale deve essere flessibile senza che possa venire vanificata.
In particolare, auspichiamo che le onorevoli SS.VV. possano realizzare un testo di modifica costituzionale che contempli:
- la previsione di una maggioranza qualificata per l’approvazione di deroghe al pareggio, nel caso in cui si debbano fronteggiare situazioni eccezionali.
- l’introduzione del pareggio di bilancio con la fissazione di un limite percentuale al rapporto tra spesa pubblica e PIL – in modo da rendere più efficace il vincolo del pareggio.
L’occasione storica di questa modifica costituzionale non deve essere perduta
 
[Nome e cognome]
[Comune di residenza]
 
**************
Questo è un momento particolare e complesso nella storia del nostro Paese. Facciamo sentire la nostra voce, per non perdere un’altra opportunità per restituire alla società italiana libertà e certezza del diritto.

mercoledì 24 agosto 2011

Qualcuno QUI dà i numeri


Quando un politico, un amministratore, il portavoce di un ente di grande rilevanza pubblica si deve rivolgere alla vasta platea potenziale dei propri “azionisti di riferimento” (gli elettori, gli amministrati, gli utenti di un servizio) per vantare ciò che ha fatto o, viceversa, per discolparsi di ciò che non avrebbe fatto – secondo i suoi avversari –, è facile che prima o poi ricorra alla mai troppo abusata retorica dei numeri. Questa millenaria arma può però mostrarsi a doppio taglio.

Al 31/12/2010 in Sicilia:
- 13.528 Lavoratori a tempo indeterminato
- 7.114 esterni, a tempo determinato
_______________________________
tot. 20.642

Se ad essi si sommano gli LSU, gli ex PIP, i Lavoratori a Progetto, i Forestali ed i dipendenti delle ASL, si arriva a quota 144.142, ovvero 1 dipendente regionale ogni 239 abitanti.